Lo sbiancamento dentale è un trattamento cosmetico che prevede l’uso di prodotti a base di perossido di idrogeno che agiscono penetrando nello smalto e rendendolo più bianco (lo stesso concetto in pratica dell’ossigenazione dei capelli).
È sempre meglio diffidare degli sbiancanti “fai-da-te”, come possono essere bicarbonato o del limone, che non solo danno pochi risultati, ma rischiano anche di rovinare la superficie dentale rendendola porosa e quindi più sensibile.
È dunque sempre preferibile affidarsi ad un professionista, quali l’odontoiatra e l’igienista dentale. La tecnica professionale prevede l’uso di una diga liquida (gomma che viene fatta indurire per proteggere le gengive e i tessuti molli della bocca) e dello sbiancante, che viene attivato con una lampada a raggi UV.
Il numero di sedute a cui ti dovrai sottoporre dipenderà sia dal grado di bianco che desideri raggiungere, concordato con il professionista, sia dalla risposta dei denti al trattamento. Non tutti i denti, infatti, rispondono allo stesso modo soprattutto in presenza di restauri in composito (ovvero otturazioni delle carie) e di corone (capsule) dove non si riscontra nessun cambiamento di colore, rendendo necessaria la sostituzione dopo il trattamento.
L’effetto collaterale più frequente è la sensibilità, più o meno accentuata, che può durare al massimo per 48 ore e che può essere mantenuta sotto controllo usando adeguate paste dentifrice e/o gel desensibilizzanti che saremo pronti a consigliarti.
Il risultato di questo trattamento può avere una durata variabile da sei mesi a due anni, a seconda dello smalto dei denti e dell’igiene della bocca, e possono essere necessari richiami professionali in ambito ambulatoriale, o domiciliari con l’apposito utilizzo di mascherine personalizzate.